Riferimento al Catalogo della Stampa dell'Archivio Nicola Ciletti presso la Biblioteca Provinciale di Benevento: |
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Fossani, Ciletti alle "Esposizioni. Galleria di Roma in: "Corriere delle Nazioni", anno IV, n.°92, 23 aprile 1958 Ciletti alle Esposizioni: Il pittore Nicola Ciletti, beneventano, espone un cospicuo gruppo di opere nella Galleria d'Arte del Palazzo delle Esposizioni, in via Milano: E' la prima volta che si presenta al pubblico romano, ma non è un novizio. Ha i capelli bianchi, quindi sul suo capo sono passate molte stagioni artistiche e chi avesse a portata di mano l'Enciclopedia Sonzogno potrebbe contarle. E' stato lungo tempo a Napoli assai caro a Salvatore Di Giacomo, a Morelli, a Gemito, a Irolli, a Libero Bovio, a Saverio Procida e a tanti altri fortissimi ingegni partenopei. Lavorò quattro anni a New York ed ottenne riconoscimenti, che non avrebbero dovuto lasciarlo partire se la nostalgia per la sua terra non fosse stata più forte di ogni interesse. Adesso seccato dai nuovi orientamenti dell'arte, dagli intrallazzi e dal ciarlatanismo imperante, si è ritirato in campagna tra i grandi e fedeli amici: i prati i ruscelli, i boschi, coi quali ha comunione di poesia, E' uno degli ultimi eroi della pittura, che accerchiati da ogni parte dalla corruzione, continuano a combattere senz'altra speranza che di cadere in trincea con gli occhi fissi alla bandiera del naturalismo. La sua, dunque, è una pittura di genere, che procede per racconti gonfi di sentimento. Se il Ciletti non avesse altro, gli rimarrebbe sempre la grande perizia del mestiere; quel mestiere, cioè la tecnica che gli incapaci condannano ed i giovani scansano per il desiderio di arrivare in fretta e senza fatica. Ma Ciletti è anche poeta, cioè un artista, che si vale della sua capacità compositiva per meglio esprimere i suoi sentimenti. Indaga nel mondo che lo circonda, per cogliere, e farne oggetto di educazione morale, i momenti più culminanti della tensione umana. " La lettera dal fronte ", " Terra e pane ", " Fuoco spento ", " La casa del deportato ", " Undicesimo figlio ", " Posto vuoto ", " Duro pane ", " Il disoccupato " e tanti altri, sono brani di una umanità in lotta col destino e richiamano l'uomo alla rassegnazione, al coraggio, al dolore come catarsi, alla speranza. La tavolozza di Ciletti è pulita, pura, brillante senza chiassosità. La pennellata è quasi sempre larga, d'Enza, rapida e tutte le sue composizioni si appoggiano su una trama disegnativa salda e perfetta. Nelle composizioni di larghe dimensioni (vedi ad esempio il " Vento ") emerge la straordinaria capacità di far reggere i piani con armonico equilibrio. Questa è una mostra che interessa coloro che ancora credono nel binomio : tecnica - poesia. |