Riferimento al Catalogo della Stampa dell'Archivio Nicola Ciletti presso la Biblioteca Provinciale di Benevento: |
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Vice (Bruno Morini), Mostre D'Arte. Nicola Ciletti in: "Il Giornale D'Italia", 30 aprile 1958 Nicola Ciletti Invitiamo i pittori giovani - e, degli anziani, quelli che hanno dimenticato il 'mestiere' della pittura - a visitare questa personale di Nicola Ciletti alla Galleria d'arte del Palazzo delle Esposizioni, e a sostare a lungo davanti a ogni quadro: sarà una lezione utile, oltre che un godimento puro e sano, e sarà anche, per gli obliosi, una rinfrescata rigeneratrice. Nicola Ciletti, sannita, autodidatta, formatesi a Napoli, dove godette dell'amicizia di Gemito, Irolli, Morelli, Di Giacomo, Bovio e d'altri grandi artisti e letterati meridionali, dipinge da quarantacinque anni. Fino al 1926 partecipò, con successi a volte clamorosi alle principali esposizioni, compresa la Biennale veneziana. Lavorò anche alcuni anni a New York. La sua ultima personale (a Legnano) risale al '35, poi, nel '36, si ritirò con la famiglia in un angolo di campagna, nel Sannio, a lavorare in silenzio e umiltà. Lo scarso spazio a disposizione non ci permette di soffermarci, come in verità vorremmo, in un esame dettagliato delle singole opere, che ne sono ben degne nella quasi totalità; il nostro giudizio, quindi (che del resto abbiamo anticipato in forma indiretta all'inizio della nota) non può essere che complessivo. Ciletti è un verista: dipinge come vede e come sente. Ma non 'subendo' il dato realistico, bensì 'ricreandolo.'Cieli, campagne e monti, luce e acque, stagioni e ore, gli uomini con le loro eterne passioni, rinascono da questa magica tavolozza, in vigorosa e fresca materia pittorica, in racconti piani, schivi di retorica, genuinamente e virilmente commossi. Nello svelare la potenza d'un tono, il fascino d'un contrasto, la umile poesia o il dramma d'un momento, d'un sentimento, Ciletti è un mago, ma senza alambicchi e le "polverine" e le "formule" degli alchimisti-pittori d'oggi. Quasi tutte le 60 opere, abbiamo detto rivelano limpidezza di visione e di sentimento, ma a delineare la figura di questo pittore solitario basterebbero paesaggi come " Mattino sul fiume ", " Raccolta delle ghiande ", " Il Calore ", " Alberi solitari "; o le due teste de " I vegenti ", i ritratti dello zingaro e dell'orbo il bozzetto (a Carlo Fazzolla) e " Undicesimo figlio ", o il recente grande quadro dell' " Inverno ". Basterebbero soltanto queste poche opere per classificare Nicola Ciletti tra i maestri di quella pittura (all'aria aperta in tutti i sensi) che non morirà per asfissia allorché si svuoteranno le bombole da cui è alimentata troppa parte della odierna arte figurativa. |