Riferimento al Catalogo della Stampa dell'Archivio Nicola Ciletti presso la Biblioteca Provinciale di Benevento: |
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Presentazione
del Catalogo della Mostra Alla "Zagara" Nicola Ciletti è stato a Napoli, molti anni or sono, accanto a Di Giacomo, a Morelli, A De Corsi, a Gemito, a D'Orsi a Irolli e a Bovio. La sua prima mostra napoletana la tenne in questa città nel lontano 1905 e, dopo una fervida attività che va fino al 1936, si ritirò a vivere nel suo paese a S. Giorgio la Molara, nel silenzio operante della campagna. Forse amareggiato dai nuovi orientamenti dell'arte e da ostacoli di ragioni politiche il Maestro Sannita, che aveva riscosso larghi riconoscimenti alle Biennali veneziane, in mostre allestite a Milano e a Roma, e nel periodo di emigrato a New York, preferì la Sua terra e la sua casa fra gli ulivi dove volontariamente si appartò da un mondo che, gli sembrava, voleva escluderlo. Improvvisamente si riparlò del Ciletti nel 1958 in occasione di una Sua personale tenuta al Palazzo delle Esposizioni, personale ritenuta - dalla critica e dal pubblico - una delle più interessanti mostre di pittori viventi allestite a Roma fino ad allora. Da anni amici, critici ed estimatori si chiedevano: Dov'è, cosa fa Ciletti? Lo abbiamo raggiunto nel Suo eremo d'artista, ritrovando la strada sulle indicazioni dei contadini del Sannio. Anni lunghi di solitudine di ribellione, di meditazione e di lavoro. Ci ha accolti affettuosamente nel suo rifugio che, con la luce del lume a petrolio, si difende da ogni invasione della vita e del progresso. Non ricorda nessuno, non vuol sapere nulla di ciò che avviene nel mondo. Ma quando gli abbiamo detto che era Suo dovere rifarsi vivo con gli amici che non lo avevano dimenticato, i suoi occhi si sono riempiti di lacrime. Lui che non conserva ritagli stampa ne ha però uno del lontano aprile del 1919, un pezzo del Mattino scritto da Salvatore Di Giacomo. Il poeta di Napoli scriveva del Suo amico pittore: " In queste opere vi è più che l'animo dell'artista; vi è qualcosa che si innalza e si ingrandisce e diventa un vero tragico motivo, pulsante d'una emozione comunicativa e pieno d'una rara intensità d'espressione. Ma questo tormento è atteso è implorato quasi, quando deve sopravvenire a vantaggio di un'arte degna e del suo puro eletto sentimento ". Ci parlò dopo con nostalgia di Mergellina e di Posillipo, dei suoi vecchi amici napoletani che - forse scoprì in quel momento - non aveva mai dimenticati. Fra un bicchiere a l'altro di vino buono ci ha concesso di vedere tutte le sue opere realizzate in questi anni di silenzio, di solitudine, di introspezione. Parte di esse figureranno in questa mostra che lo riporterà a Napoli restituendolo agli amici ed agli amatori d'arte. Siamo certi che gli amici, gli artisti, i critici, i letterati di Napoli e del Meridione sapranno testimoniare all'artista sannita la loro immutata affettuosa considerazione. Dopo tanto lavoro e tanto silenzio - e forse tanta amarezza - sarà questo il compenso migliore alla Sua vita e alla sua opera, alla sua umiltà e alla Sua eterna poesia in arte. Se così sarà, Ciletti, ritornando nel suo eremo, potrà forse concludere che la lealtà della dedizione all'arte ha sempre il suo compenso. |