Riferimento al Catalogo della Stampa dell'Archivio Nicola Ciletti presso la Biblioteca Provinciale di Benevento: |
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Francesco Mennelle, Anche Don Ciccio Ciofari ha chiuso la sua "Taberna". Essa era assiduamente frequentata da poeti, pittori e giornalisti della "belle époque" Si allontanano man mano nel tempo, fino ad estinguersi del tutto, gli ultimi tipi, figure, costumi e caratteristiche del nostro 800; e, ha chiuso i battenti della sua trattoria Don Ciccio Cioffari, che da oltre sessant'anni gestiva la sua accreditata e famosa azienda vecchio stile, in Piazza Montesanto. [...] Ma una cosa sola, non ha potuto mai realizzare, durante questi ultimi anni (e avrebbe voluto farlo assai volentieri), apporre, cioè, come fu fatto all'Aragno, una lapide che perpetuasse la lunga frequenza in quel locale di una scelta compagnia di artisti, poeti, pittori e giornalisti, con a capo don Salvatore Di Giacomo. Pensate. Intorno, Luchino Postiglione, fresco, ilare, mordace e sentimentale, poeta, scrittore, pittore e guappo; Silvino Mezza, lustro, guantato ben rasato e chic; Carlo Nazzaro, una inesauribile cascata di aforismi e paradossi, schopenauheriano, umorista e narratore brillante; Amleto Ragona, Nicola Ciletti, pittore gagliardo, anarchico e volterriano; Ernesto Murolo, edulcorato e profumato; Don Ferdinando Russo freddurista al mille per cento; Michele Fusco, Alfredo Schettini. Un quarto potere entusiasta, vibrante e garibaldino. La tavola di Cioffari ci teneva riuniti, così come la sera il tavolino della seconda sala del Gambrinus. [...] Si parlava sempre di arte e di poesia, di scrittori antichi e moderni: D'Annunzio era il bersaglio preferito. Oh, care giornate, pigre o laboriose o scombinate, in cui rare erano le occasioni che facessero mettere ad ognuno di noi una cifra davanti allo zero che costituiva le nostre entrate! Eppure si usciva da questi quotidiani simposi ebbri come un giorno di vendemmia.[...] [...] Quanti scherzi e spassi, satire, motteggi e sfottetti. Allorché Ciletti vendette un suo quadro fu una festa in comune di oltre 100 lire; una apoplessia di ricchezza - avrebbe affermato il caro Rodolfo di Murger - e quando Nazzaro vinse un terno di 300 lire al lotto scialacquammo per un mese. [...] Rimpianti? Solo nostalgia, Perché la vecchiaia priva dei piaceri lascia sempre gli antichi appetiti... |