Riferimento al Catalogo della Stampa dell'Archivio Nicola Ciletti presso la Biblioteca Provinciale di Benevento: |
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Togo Bozzi, Un grande scomparso. Nicola Ciletti in: "Roma", anno 106, n. 124, 6 maggio 1967 [...] Nicola Ciletti alla fine del secolo scorso, con modestissime risorse e forse senza, abbandonò per Napoli l'ambiente naturale e sociale della sua terra [...] Fu allievo di Michele Cammarano, figura insigne, che successe a Palizzi nell'insegnamento presso l'Istituto di Belle Arti. La parola del Maestro conscio dei cimenti dell'arte, la feconda immaginazione, lo slancio nel concepire l'esecuzione, [...] [...] educarono Ciletti soltanto nella tecnica e nel metodo sia, perché, il temperamento di Ciletti rifuggiva dalle imitazioni per la sua estrosità, istintività, e carattere, sia perché in lui era innata la ribellione e sia perché la giovane scuola pittorica napoletana, particolarmente in quel tempo, per merito esclusivo di Domenico Morelli, si era ribellata al rigore inflessibile di regole teoriche,[...] [...] Di Domenico Morelli , Nicola Ciletti, raccolse il solo precetto educativo, che fu a base della rivoluzione artistica: "Guardate il vero ed esprimetelo con il grado di sentimento che esso vi ha ispirato". Dopo alcune partecipazioni alla Promotrice di Napoli ed alla Quadriennale di Torino, Nicola Ciletti dal 1911 al 1914 produsse a New York.[...] Quella americana fu una necessaria sosta per acquisire una maggiore fede, una più intensa energia, per esprimere la pittura che sentiva, per distaccarsi dai suoi contemporanei, per creare ed imporre la sua arte, che non desse luogo a confronti. Con lo spirito creativo più rinnovato e più deciso Nicola Ciletti rientrò a Napoli, ancora spendente oasi di sapere, di cultura e di arte. Grandi artisti come Gemito, d'Orsi, Mancini, Irolli, Dalbono e Caprile gli furono vicini con ammirazione e fraternità. Critici di fama, come dell'Erba, Procida, Scaglione, Campana e Petriccione misurarono la sua potenza artistica. Il suo studio, già di Domenico Morelli, in Via Pace, divenne cenacolo di arte con la presenza di Salvatore di Giacomo, Roberto Bracco, Matilde Serao, Edoardo Scarfoglio, Edoardo Nicolardi, Ferdinando Russo, Benedetto Croce, Ferdinando Verdinois, Libero Bovio, Rocco Galdieri ed altri. Fu questo indubbiamente il periodo più esplosivo della creazione artistica di Nicola Ciletti con la " Raccolta degli ulivi ", il " Travolto ", il " Sagrestano ", " L'infanticida ", " Pane terra ", " Terra ingrata ", " Sedotta ", " La lettera ", " Luna di gennaio ", " Duro calle ", " Notte di neve ", e tanti altri lavori, culminando nel 1926 con la più completa opera degli " Umili ". [...] Di fronte all'incalzare dello astrattismo, decisamente contrario ad una possibilità di trasformazione, contro la manifestazione di un servilismo ipocrita dilagante, che avrebbe successivamente trasformato la nobiltà dell'Arte in un mestiere artistico, Nicola Ciletti scelse decisamente il suo eremo sul Colle del Serrone, laddove continuò a produrre alla sua maniera per diversi lustri fino alla morte. [...] In ogni quadro, del passato e del più recente presente, esiste sempre una sintesi armonica, che potrebbe far partorire capolavori letterari, appare sempre una modernità intramontabile come i passi del Vangelo, scaturisce quasi sempre, un giudizio severo nei confronti di una umanità, che si avvia, senza spiritualità, verso la più volgare e bassa paganità. L'arte di Nicola Ciletti deve essere ricordata non a me che gli fui amico, fratello minore e discepolo di vita, non a quelli che lo stimarono, ma a quei giovani, che oggi lottano, per non essere sepolti dalla massa amorfa, ignorante, ambiziosa, che facilmente baratta la dignità con il disonore [...] [...] |