Fryda Laureti Ciletti Donazione delle opere grafiche e letterarie pubblicate. |
Donazione delle opere grafiche e letterarie pubblicate da
Fryda Laureti Ciletti alla Biblioteca Parrocchiale di San Giorgio la Molara
San Giorgio la Molara, 23 aprile 2010, ore 16,00 Biblioteca Parrocchiale "Don Giuseppe Fina"
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PROTAGONISTI & STORIE. A cura di ANDREA JELARDI Fryda Laureti Ciletti, una donna tra arte e cultura In occasione della Giornata del Libro Unesco, è stata donata alla biblioteca "Giuseppe Fina" di San Giorgio La Molara una preziosa collezione di scritti e ricordi della moglie dell'indimenticato artista sannita Da sempre è noto che illustri personaggi raggiunsero la celebrità anche per aver avuto accanto compagne di vita capaci di dare validi consigli o essere di supporto e di aiuto in momenti difficili. Fryda Laureti fu una di quelle tante donne che rientra appieno in tale categoria, ma a differenza di altre ella sacrificò anche il suo stesso talento per non offuscare quello del coniuge, ossia l'insigne pittore sannita Nicola Ciletti (1888—1967) che sposò negli anni Venti. Terzogenita di Silvio e Lina Lanz, Fryda Laureti nacque ad Alanno, in Abruzzo, il 3 giugno 1905 ed ebbe sin da piccola un'educazione rigida e amorevole al tempo stesso, ma soprattutto aperta a stimoli allora all'avanguardia e che, nel 1911, vennero plasmati nella cosmopolita Zurigo ove frequentò la scuola pubblica e la chiesa protestante, studiando il tedesco e il francese. Nel dicembre del 1914, quando la guerra era ormai imminente, la giovanissima Fryda raggiunse i genitori a Crotone dove il padre era direttore della Cattedra di Agricoltura sperimentale e, anche se durante il periodo bellico l'intera famiglia fu confinata a Lagonegro a causa dell'origine tedesca della madre, ella non rinunciò a confrontarsi con i più disparati influssi culturali, dapprima trovando in essi unico conforto quando nel 1918 restò orfana di padre colpito dalla epidemia di febbre spagnola, e poi alimentandoli ulteriormente dal 1930 in poi, allorché riprese gli studi a Napoli, facendosi notare per la cultura non comune congiunta ad un'intelligenza creativa che la indusse anche a prendere lezioni di disegno e modellato. La scrittrice Bianca Maria Cammarano che divenne sua amica, la confortò e le fu vicino quando nel 1924 ella perse anche la madre e, inoltre, le diede modo di conoscere il pittore Nicola Ciletti, pittore nato a San Giorgio la Molara (Benevento) e già molto noto nella città partenopea come trionfatore di una mostra al Circolo Artistico nonché come artista dotato di temperamento forte e geniale. Tra la giovanissima signorina Laureti e il già maturo artista quarantunenne scoccò la scintilla dell'amore che li condusse al matrimonio nell'ottobre dello stesso anno, nonché ad un lungo sodalizio artistico concretizzatosi in due mostre nel 194? e nel 1949 e soprattutto nella vita quotidiana, ove Fryda fu non soltanto moglie, ma anche modella e allieva, mentre i loro tre bambini Gloria, Imperia, Sigfrido ispirarono alcuni dei suoi quadri più belli. Anche durante e dopo la seconda guerra mondiale -quando fu costretta a restare con la famiglia a San Giorgio la Molara nella tenuta rurale del Serrone mentre il marito ricopriva la carica di sindaco - Fryda reagì alla solitudine e all'isolamento prendendo contatto con poeti e letterati, nonché pubblicando scritti e disegni su riviste e periodici, rafforzando maggiormente la sua vena creativa soprattutto dopo la conversione al cattolicesimo nel 1941 che, dopo un lungo e approfondito studio della storia della Chiesa e dei suoi Dottori, le donò entusiasmo, slancio, e nuove ispirazioni per scritti e quadri. I viaggi all'estero, i ricordi, le poesie e i disegni caratterizzarono tutta la sua produzione culturale ed artistica fino alla morte avvenuta nel 1987 a San Giorgio La Molara, il piccolo comune del Sannio che dal 38 aprile 3010 conserva scritti e opere dell'illustre concittadina grazie ad una donazione voluta dai suoi figli e nipoti, quale ulteriore testimonianza del saldissimo legame dei coniugi Ciletti ed il loro paese. Costituito da articoli giornalistici, scritti religiosi e di viaggio, poesie, disegni e acquarelli, il Fondo Fryda Laureti va ad arricchire il cospicuo patrimonio della Biblioteca Parrocchiale "Giuseppe Fina", intitolata al compianto parroco sangiorgese che raccolse ben 22.000 preziosi volumi e, volutamente, è stato consegnato alla cittadinanza proprio nel giorno in cui l'Unesco celebra la giornata mondiale del libro. Andrea Jelardi, estratto da DEN, supplemento mensile a Denaro, anno IX, n° 5, maggio 2010 |
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Immagini dalla manifestazione del 23 aprile 2010 |
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Don Luigi Ulano parroco di San Giorgio la Molara
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Avv. Luigi Antonio Vella sindaco di San Giorgio la Molara
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Dott.ssa Leandra Modola direttrice della Biblioteca Parrocchiale "Don Giuseppe Fina"
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Prof.ssa Imperia Ciletti presidente Archivio Nicola Ciletti
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Dott. Andrea Jelardi giornalista, scrittore, saggista
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Testo integrale dell'intervento della prof.ssa Imperia Ciletti
Fryda Laureti nasce ad Alanno , in provincia di Teramo, il 3 giugno 1905 da Silvio Laureti e Lina Lanz. Nel 1924 sposa Nicola Ciletti, al cui fianco rimarrà fino alla morte. Durante questo lungo periodo condivide con il pittore esperienze familiari ed artistiche ma riesce anche a coltivare interessi propri, soprattutto di natura letteraria, collaborando durante i difficili anni sangiorgesi con numerose riviste di argomento sia artistico sia letterario sia religioso. Proprio tale aspetto della sua complessa personalità, relativo alla scrittura e all’illustrazione è l’oggetto di questo nostro incontro e materialmente è quanto viene oggi donato dall’Archivio alla Biblioteca Don Giuseppe Fina. La recente istituzione della Biblioteca Parrocchiale, voluta con grande impegno da Don Luigi Ulano e diretta con passione e competenza dalla giovane direttrice Laendra Modola, ha generato in me vivo il desiderio di partecipare a questa nuova realtà, donando una parte dell’opera letteraria di mia madre. Tale istituzione mi è sembrata la sede più adatta per conservare e rendere fruibili i lavori di Fryda Laureti, concepiti interamente a S. Giorgio, in quella che era nel tempo divenuta la sua terra di adozione. Sarà bene soffermarsi ora sulla figura di questa donna, la cui grande ricchezza interiore è rimasta fino ad oggi un po’ in ombra, offuscata nella memoria - come talvolta accade - dall’impegnativa personalità del marito. Sposa a soli 19 anni Nicola Ciletti che ne aveva già 41 ed era all’apice della notorietà. Si conoscono casualmente a Napoli nello studio che, appartenuto al famoso pittore Domenico Morelli, a quell’epoca è di Ciletti. Abbiamo la fortuna di poter ammirare quest’ambiente ritratto nelle fotografie realizzate da Nicola Ciletti, come in quest’immagine in cui Fryda posa con un abito dell’Ottocento per un quadro del marito. Sullo sfondo si notano gli oggetti propri di uno studio d’artista dell’epoca: le gambe di un manichino in legno e stoffa, e dei calchi in gesso di piedi e di volti. Scocca un intenso sentimento d’amore e di passione tra i due, come testimonia ancora la lettera che Nicola Ciletti scrive a Fryda subito dopo il primo incontro: “Angelo o demonio a me non importa” –scrive Ciletti “so solo che la tua immagine è nei sogni e tutto l’essere mio ne è stravolto. Per te darei la mia arte, il mio avvenire d’artista, tutta la mia vita”. E così effettivamente fu. Fryda è stata moglie, madre dei sui tre figli e compagna di vita e d’arte. La sua esplosiva personalità matura accanto a Nicola Ciletti. Fryda dimostra subito una grande versatilità in tutte le arti, realizzando dapprima alcune opere scultoree, in seguito un rilevante numero di pitture ad olio, grafiche a china e ad acquarello, oltre a un cospicua quantità di scritti e di poesie. Vogliamo qui mostrare alcune delle sue prime opere scultoree, che permettono di cogliere con grande chiarezza il talento di Fryda, che ha all’epoca poco più di vent’anni e non ha mai condotto studi artistici. La prima di cui abbiamo memoria è un presepe in terracotta, modellato per la primogenita, e interamente realizzato sull’esempio dei tipici presepi napoletani. In questa fotografia la piccola Gloria posa davanti al presepe. Sono ancora conservati solo pochi elementi: un cavallo e un gruppo di pecore. Seguendo dunque da un lato la sua naturale inclinazione artistica e dall’altro l’insegnamento di Ciletti, Fryda realizza altri interessanti lavori in scultura sempre dedicati ai propri figli, come questo orologio e questo vaso. L’artista collabora inoltre volentieri con i lavori di Ciletti, prestandosi frequentemente come modella per esempio per la tela intitolata “Violino al chiaro di luna”, di cui questa fotografia documenta uno studio preliminare, e aiutandolo come attenta e attiva decoratrice e restauratrice di statue sacre come testimoniano queste immagini in posa di Fryda al lavoro e della piccola Gloria accanto alla statua di San Giorgio, ritratta al termine del restauro da parte del padre.
Episodio centrale nella storia personale di Fryda è certamente anche la conversione al cattolicesimo avvenuta nel 1941 a compimento di quel lungo percorso di studi teologici e della storia della Chiesa, che ha segnato il suo progressivo abbandono dell’iniziale confessione protestante dalla famiglia materna, originaria dell’Austria. Da tale momento, con l’entusiasmo e lo slancio che le erano propri, la nuova fede e le vicende dei santi divengono un’importante fonte di ispirazione per scritti e quadri. A Francesco d’Assisi, Teresa d’Avila e Caterina da Siena, Fryda ha dedicato ampie riflessioni letterarie ed artistiche. Tralasciamo in questa sede l’analisi delle numerosissime tele della pittrice, di cui vediamo a titolo esemplificativo un quadro con Cristo bambino, prefigurazione della Passione. E’ Fryda stessa che così lo descrive: “In una sola pagina è chiusa la via di Gesu [...] Ecco il divino fanciullo su di un cielo sfolgorante di sole accanto ad una siepe fiorita di rose. Gesù porta sulla spalla un atvaola da piallare alla bottega del falegname Giuseppe. Ma a terra si proietta la sua passione e morte. L’ombra di Gesù forma la croce, i rami di rose diventano la corona di spine e i petali rossi insanguinano il suo cammino. Tra i due periodi della sua vita restano nel quadro i suoi piedi nudi che fatalmente vanno verso l’adempimento della sua dolorosa missione” Tali opere costituiscono -per numero e ampiezza dei temi trattati- un capitolo a parte della sua opera e ci soffermiamo invece sulla raccolta delle testate dei periodici di interesse religioso, letterario e di poesia. Il volgersi ai temi religiosi e la successiva collaborazione con importanti riviste letterarie possono essere collocati in un preciso periodo della vita dell’artista Infatti Fryda Laureti trascorre l’infanzia tra le Marche e Zurigo, la giovinezza a Napoli, dove aveva studiato, si era sposata e aveva vissuto fino al 1932, anno nel quale si era traferita per motivi politici e lavorativi con il marito a Benevento. Ma dopo il bombardamento del capoluogo sannita nel 1943, e la distruzione della casa beneventana, l’artista è costretta a ritirarsi nell’amata casa del Serrone, approntata come residenza e studio di campagna da Nicola Ciletti già dal momento delle nozze. L’amore per questa terra è coltivato all’inizio con fatica e impegno, avvalendosi sempre della stimolante compagnia della cerchia di intellettuali di cui lo studio del pittore è stato riferimento costante. Ma accanto a questo aspetto sociale, Fryda conduce meditazioni, riflessioni e rapporti epistolari con scrittori, poeti e sostiene una fitta corrispondenza con oltre 25 testate di periodici con cui collabora. Ci soffermeremo ora brevemente su alcuni brani illustrati tratti dalle riviste che vengono donate a questa biblioteca parrocchiale. Fryda collabora con la rivista “Frate Francesco” dal 1969 al 1983 con testi poetici sacri, sovente accompagnati da illustrazioni. Ci limitiamo in questo caso solo a due immagini emblematiche. Betlehem, uno dei primi pubblicati nel 1969, è caratterizzato, come sempre, dallo stretto rapporto tra testo e immagine, infatti la parola trova ulteriore approfondimento nell’illustrazione che l’accompagna, emblematicamente intitolata “Eternità della Madre”. Al testo “dicembre fascia di freddo le montagne cinge le vette dive brilla in alto la stella annunciatrice” corrisponde una china che raffigura la madre e il figlio uniti in un abbraccio, i cui netti contorni richiamano l’aspro profilo di una montagna sovrastato da un’aureola di stelle. e così anche: un’appassionata preghiera O Signore del Tutto del 1970, la cui invocazione finale recita: “e la nostra ultima sera, ci trovi, nel forziere delle tue stelle, come fiori dischiusi in adorazione, ai tuoi piedi, o Signore” Due splendide mani in preghiera, caratterizzate dalla drammatica presenza di spine ai polsi, illustra il tema dell’orazione, circondate dalle stelle del forziere divino. Fryda collabora con “Luce Serafica” per ben 20 anni dal 1962 al 1982. Nei primi anni ’60 illustra mese per mese il Cantico delle Creature. Ci soffermiamo anche in questo caso su due immagini tra le moltissime che hanno illustrato la rivista. E’ suo il commento al primo versetto : “Dalla cella si vede il panorama di Assisi e le rondini, come i francescani che volano ai quattro punti cardinali. Sul leggio un volume ancora intonso.” La bifora della cella di San Francesco lascia vedere la turrita città di Assisi. In realtà si tratta per il disegna l’autrice si è ispirata alla grande finestra dello studio di Ciletti al Serrone, che anch’essa si affaccia sulla vista di un paese arroccato: San Giorgio. Si sovrappongono nell’animo dell’artista la cella del santo e la cella della poetessa.
Questo è, invece, il suo commento al quarto versetto : “La luna e le stelle indicano la strada al viandante sperduto nella notte nevosa. La luce di Dio brilla sempre e guida tutte le anime desiderose di salvezza” E’ evidente in questa illustrazione la citazione dei quadri di Nicola Ciletti con tematiche notturne e nevose, ma la luminosa presenza delle stelle trasfigura l’immagine in un sogno poetico. Talvolta Fryda si è sbizzarrita a giocare con i caratteri dei titoli dei suoi articoli, trasformandoli in armonia con il testo che avrebbero accompagnato. Mostriamo, per esempio, questo titolo illustrato, dedicato ad Assisi: “In lontananza, bastioni, torri, contrafforti sembano animati ancora da lotte e passioni” Le lettere prendono corpo dal cordone del saio dei Francescani, cordone con i nodi dei voti. Oppure, ad aprire un brano che riguarda il cimitero dei Cappuccini di Roma, l’artista utilizza ancora una volta un alfabeto strettamente connesso con l’argomento di cui tratta. Ne recitiamo un brano significativo: “Le cornici sono formate da tibie che, incrociandosi all’omero, similano steli, le rotule formano il calice di orrendi fiori di vertebre cervicali, e le costole staccate dallo sterno, con il loro movimento ad arco, danno grazia alle ossa iliache, disposte come foglie di acanto.” Infine non possiamo tralasciare due brani di prosa poetica, entrambi pubblicati sulla rivista “Kursaal”. Sono due componimenti dedicati a S. Giorgio, scritti in epoca diversa e con diversa ispirazione. Il primo intitolato Paese non mio, è quasi una poesia in cui l’artista si avvale di questo tema per esprimere il suo senso di solitudine: “Paese sannita che ospiti la mia straniera nostalgia e il mio tormento, vedo le tue case fasciate di antichissima pace di cui ignoro il profumo. [...] O paesello sannita, così alto su un cielo da icona, tu desti la terra dal suo sonno sotto una corona di stelle e metti nel solco avaro il seme per il tuo pane.” Il secondo, più narrativo, illustra San Giorgio dal punto di vista di un immaginario viaggiatore: “Il paese appare adagiato sul profilo dei suoi colli; come un benigno drago avvolto nel sonno leggendario, con la cresta delle sue case e con le ali di roccia protese verso un mitico cielo. Si attende di vedere sorgere da quelle vette lucenti la figura transumanata del Santo guerriero”
Imperia Ciletti |
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Cenno biografico di Fryda Laureti Ciletti. |
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Fryda Laureti Ciletti è stata la moglie di Nicola Ciletti dal 1927. Terzogenita di Silvio Laureti e Lina Lanz nacque ad Alanno (Teramo) il 3 giugno 1905. Trascorse un'infanzia felice con la famiglia. Nel 1911 fu condotta a Zurigo per ricevere una educazione adeguata ai canoni materni di rigore e di disciplina. Frequentò la scuola pubblica e la chiesa protestante, studiò il tedesco, e il francese. Nel dicembre del 1914, quando la guerra era ormai imminente, raggiunse i genitori a Crotone, dove il padre era direttore della Cattedra di Agricoltura esperimentale. Durante la guerra l'intera famiglia fu internata a Lagonegro per l'origine tedesca della madre. Nel 1918 appena adolescente perse il padre colpito dalla epidemia di "spagnolo". Nel 1920 riprese gli studi a Napoli dove era andata a vivere con la madre e i fratelli. Era in possesso di una cultura non comune e di una intelligenza creativa. |
In questo periodo assunse, anche, lezioni di disegno e modellato. Nel 1924 la morte della madre la colpì profondamente. La scrittrice Bianca Maria Cammarano, sua amica, la confortò e le fu vicino. Qualche mese dopo dovendo scrivere un articolo per il " Roma " la Cammarano portò con se Fryda, nello studio di uno degli artisti più in vista di Napoli "... il trionfatore della mostra al Circolo Artistico..." il malinconico, poetico, perplesso Nicola Ciletti ... " il forte e geniale pittore ... che sa imporre alle sue opere una cifra ardente e vibrata ... Nicola Ciletti fu travolto dal fascino di Fryda. Si sposarono nell'ottobre dello stesso anno. Fryda fu la modella, l'allieva, la compagna; Gloria, Imperia, Sigfrido i loro bambini furono i modelli dei suoi quadri. Nel 1937 dopo la prima mostra personale, la pittrice fece parte di "quell'interessantissimo gruppo di artisti" a cui accennerà Mario Rotili |
in "Arte nel Sannio", Ente Provinciale per il Turismo, Benevento, 1952 p.177. Nel 1942 e nel 1949 esposero insieme con ampio successo. Dopo la guerra fu costretta a restare con la famiglia a San Giorgio la Molara, nella tenuta del Serrone per la distruzione causata dal bombardamento della casa a Benevento. Fryda reagì alla difficoltà di quella solitudine prendendo contatto con poeti e letterati, pubblicando scritti e disegni su riviste e periodici anche religiosi. Si era convertita al cattolicesimo nel 1941, dopo un lungo e approfondito studio della storia della Chiesa e dei suoi Dottori. Conquistata dalla nuova fede, con entusiasmo e slancio che le erano propri ne fece fonte d'ispirazione per scritti e quadri. Ebbe commesse d'arte sacra che le procurarono soddisfazione e successo a discapito però dello stile pittorico che si volse a modi più calligrafici. Muore a S. Giorgio La Molara nel 1987. | ||
Fryda Laureti Ciletti nel altorilievo dell'artista Edgardo Simone |
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Alcune pagine tratte dalle pubblicazioni di Fryda Laureti Ciletti, con testo e immagini realizzate dall'artista |
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